Da più di 10 ore un jihadista è asserragliato all’interno del Lindt Cafe nel centro di Sydney.
Cinque persone sono riuscite a fuggire dall’interno del locale ma un numero imprecisato di ostaggi resta tutt’ora nelle mani del terrorista (probabilmente una decina di dipendenti e una trentina di clienti) che ha fatto esporre su una delle vetrate del bar il vessillo nero con la professione di fede islamica.
L’uomo per il momento ha due richieste, che gli venga portata una bandiera dell’Isis e che gli venga permesso di parlare col Primo Ministro Tony Abbott.
Secondo alcuni testimoni l’uomo era stato notato all’esterno del bar mentre trasportava una borsa e un’arma da fuoco.
Alcune immagini riprese dall’esterno mostrano la sagoma di un uomo che parrebbe avere una fascetta nera con la shahada in fronte.
Non risulta ancora chiaro se l’uomo sia effettivamente solo o se siano presenti altri due individui (secondo un testimone il terrorista sarebbe stato visto all’esterno del locale, pochi minuti prima dell’attacco, assieme ad altri due soggetti), così come non è ancora chiaro se siano stati piazzati ordigni esplosivi all’interno dell’edificio.
Una situazione che si protrae ormai da troppo tempo e che sta dando al terrorista un’eccessiva attenzione mediatica, esattamente ciò che i terroristi cercano, rischiando così di incoraggiare ulteriori attacchi con queste modalità.
Le autorità australiane però sembrano non volerne sapere di intervenire; l’edificio è stato circondato dalle forze speciali della polizia ma sarebbero in arrivo dei negoziatori per intraprendere una eventuale trattativa con il terrorista. Le autorità australiane vogliono evitare un «bagno di sangue».
AGGIORNAMENTO
La fine dell’assedio
Dopo quasi 17 ore si è concluso l’assedio; alle 2:20 della notte, ora locale, le unità speciali della polizia hanno fatto irruzione nel bar uccidendo il terrorista. Nell’assalto sono però morti anche due dei diciassette ostaggi, mentre un poliziotto è rimasto ferito a una spalla. Una situazione drammatica, con troppi punti poco chiari e con modalità di gestione della crisi decisamente discutibili.
Il profilo dell’attentatore
Stavolta l’Isis non c’entra. L’attentatore è stato identificato ancor prima dell’assalto delle forze speciali come “Sheikh” Man Haron Monis, 49 anni, iraniano, in asilo in Australia dal 1996 e autoproclamatosi «guida spirituale». Oltre ai precedenti per aver inviato lettere con insulti ai familiari dei soldati australiani morti in guerra, nel 2013 era stato accusato di aver ucciso la sua ex moglie a colpi di pugnale e recentemente era stato accusato di una serie di violenze sessuali. Monis si era poi dichiarato sunnita e aveva anche assunto toni offensivi nei confronti degli sciiti sul web scrivendo:” Ero rafidi (termine offensivo con il quale si indicano gli sciiti) ma ora sono musulmano”.
E’ dunque lecito chiedersi come sia possibile che un elemento come Monis, disturbato, pericoloso e ben noto alle autorità locali, abbia potuto recarsi tranquillamente in un bar della downtown di Sydney, armato fino ai denti, senza che nessuno si accorgesse di nulla.
La gestione dell’assedio
Le modalità con cui è stata gestita la situazione sono piuttosto discutibili. L’assedio ha inizio alle 9:45 circa (locali) e si protrae per quasi diciassette ore. L’assalto finale viene dato attorno alle 2:20 della notte e alle 2:45 la polizia fa sapere che il locale è “libero” e che i morti sono tre (l’attentatore e due ostaggi).
Tra le 16:00 e le 17:00 alcuni ostaggi riescono a fuggire dal bar, fornendo così informazioni preziose alla polizia sulla situazione all’interno del locale. Alle 18:30 le trattative sono però ancora in corso in quanto, secondo quanto affermato dalle autorità locali, si voleva evitare un bagno di sangue.
Nel frattempo però il terrorista viene immortalato in più occasioni e a volto scoperto davanti alle vetrate del bar, tanto che le foto vengono pubblicate immediatamente sul web, mettendo in evidenza anche il tipo di arma utilizzata (un fucile shotgun). I cecchini appostati fuori del locale però non sparano, lo lasciano libero di continuare a terrorizzare clienti e dipendenti del bar ancora per diverse ore. Al terrorista vengono scattate foto ma nessuno pensa a eliminarlo con un colpo e a porre fine all’assedio.
Alle 2:20 le unità della polizia irrompono nell’edificio da due diverse direzioni, dopo aver lanciato dei flashbang; ne consegue un conflitto a fuoco nel quale perdono la vita Monis ma anche due ostaggi.
Una situazione che poteva concludersi molto prima, evitando ulteriori traumatizzanti ore agli ostaggi e magari senza mettere a rischio la loro vita. Purtroppo però non è andata così.
Полиция взяла штурмом кафе шоколадной компании Lindt в деловом квартале Сиднея, где террорист более 16 часов удерживал несколько десятков заложников. По неподтверждённым данным, есть пострадавшие. К зданию кафе подъезжают бригады врачей, медики выносят раненых.
СМИ сообщают о ликвидации террориста.
*http://russian.rt.com/article/64584
Buona fortuna Ваня!
grazie друг