Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono ritornate in Italia e, da quello che appare, in ottima salute; le circostanze del loro rilascio restano però ancora poco chiare, così come le vere motivazioni per cui si sono recate in Siria.
E’ stato pagato un riscatto? Il Governo italiano dice di no, ma i media arabi parlano di un pagamento di 12 milioni di dollari versati nelle mani dei jihadisti, fatto che se confermato, sarebbe gravissimo per diversi motivi:
1- pagare riscatti incentiva i criminali a mettere in atto altri sequestri di persona
2- E’ una politica che mette a repentaglio gli italiani all’estero
3- Finanzia i terroristi che possono utilizzare il denaro per organizzare attacchi ed attentati di varia tipologia, mettendo a rischio la vita di altri civili. Insomma, il buon vecchio detto “non si tratta con i terroristi” andrebbe applicato in modo chiaro e diretto, ma ciò andrebbe contro la politica estera italiana in Medio Oriente, da sempre ambigua.
Ostaggio di chi poi? Alcuni media hanno parlato di “criminali comuni che parlavano solo arabo”, ma ciò entrerebbe in contrasto con le dichiarazioni della stessa Jabhat al-Nusra, tramite un suo esponente, Abu Fadel: “E’ vero, abbiamo le due donne italiane… perché il loro Paese sostiene tutti gli attacchi contro di noi in Siria”.
Quali sono poi le motivazioni per cui le due volontarie si sono recate in Siria? La versione ufficiale parla di “aiuti alla popolazione” ma alcune intercettazioni del Ros fanno pensare anche ad altro.
Un articolo del Fatto Quotidiano ha riportato le informative dei Ros e alcune intercettazioni telefoniche tra le due cooperanti e militanti siriani, residenti in Italia che, secondo gli inquirenti, hanno aiutato Greta e Vanessa a prendere i necessari contatti in Siria. Si è scoperto così che il progetto delle due giovanissime era rivolto a offrire supporto all’Esercito Libero Siriano.
L’informativa del Ros sintetizza così una telefonata tra Greta Ramelli e il pizzaiolo Mohammed Yaser Tayeb, residente in provincia di Bologna e legato ai ribelli:
«Greta precisa che un primo corso si terrà prossimamente in Siria con un operatore che illustrerà ai frequentatori — circa 150 persone tra civili e militari dell’esercito libero — i componenti del kit di primo soccorso e il loro utilizzo».
In questa telefonata Greta illustra a Tayeb i dettagli del progetto che lei e Vanessa hanno in mente. “Greta dice a Tayeb – annotano gli investigatori – che quello a cui tengono di più, è far capire che il loro lavoro si svolge in favore della rivoluzione e dell’aiuto umanitario, che il loro sito ha come simbolo la bandiera della rivoluzione a differenza di tutti gli altri che lavorano senza prendere posizione e che sono state protette dall’Esercito Libero Siriano.
Le due cooperanti pare dunque che non fossero neutrali e che il loro aiuto non fosse limitato ai civili stretti nella morsa della guerra civile ma che includesse anche la distribuzione di kit di salvataggio destinati ai combattenti islamisti anti-Assad.
La Procura di Roma ha smentito l’informativa dei Carabinieri del Ros , affermando che l’interpretazione pubblicata è fuorviante: le due ragazze erano due cooperanti andate in Siria per scopi umanitari.
Ennesimo episodio ambiguo della politica italiana. Perché mai la Procura di Roma dovrebbe smentire un’informativa dei Carabinieri del Ros? Il fatto che le due “volontarie” avessero chiare simpatie per i ribelli siriani è ampiamente documentato.
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Интересно, Италия и дальше будет помогать оппозиции Асада? Ваня, девушек не привлекли к ответственности?