Condanne di primo grado per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista, c’erano l’eliminazione delle eresie e la difesa del più puro precetto islamico, con la restaurazione del Califfato sotto la leadership di Al Qaeda. I fatti contestati dalla magistratura barese si riferiscono agli anni 2008-2010.
Sei persone, sotto la guida dell’Imam tunisino della moschea di Andria, Hosni Hachemi Ben Hassem, alias “Abu Haronne” di 47 anni, studiavano in rete, secondo l’accusa, le tecniche per costruire ordigni ed esplosivi, si addestravano sull’Etna, in Sicilia, ridevano delle chiese distrutte in Abruzzo dal terremoto, parlavano di odio, di sacrificio, di morte. Tra gli obiettivi, la difesa del puro Islam e la restaurazione del Califfato sotto al-Qaeda.
I fatti contestati dalla magistratura di Bari fanno riferimento agli anni 2008-2010 e agli atti del processo ci sono materiale fotografico e video, documenti, intercettazioni telefoniche, e poi le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, terroristi pentiti che hanno imparato a vivere un Islam di pace e non di guerra. All’interno di un call center di Andria si cercava materiale sul web e si visionavano i video pubblicati nei forum jihadisti, per imparare a fabbricare bombe, usare armi da fuoco e per il reclutamento di volontari mujaheddin da avviare ai campi di battaglia in Afghanistan, Yemen, Iraq, e Cecenia.
Cinque di loro vennero arrestati dai Carabinieri del Ros nell’aprile 2013 e dopo il processo con rito abbreviato, sono stati condannati oggi dal gup del Tribunale di Bari Antonio Diella. Il sesto imputato, il 35enne marocchino Azam Nabil, alias “Abu Alì, latitante, è stato rinviato a giudizio e sarà processato dalla Corte di Assise di Bari a partire dal 14 aprile 2015.
La condanna più alta, a 5 anni e 2 mesi, è stata inflitta nei confronti del presunto capo, Hosni Hachemi, sposato con una donna di Andria convertita all’Islam. Condanne a 3 anni e 4 mesi di reclusione per i presunti componenti dell’associazione, coloro cioè che, secondo l’accusa, “cooperavano nell’attività di proselitismo, di finanziamento, di procacciamento di documenti falsi, tenevano i contatti con altri membri dell’organizzazione, disponibili al trasferimento in zone di guerra per compiervi attività di terrorismo”.
Secondo gli inquirenti Hosni Hachemi manteneva rapporti con elementi noti del terrorismo internazionale come Essid Sami Ben Khemais (attualmente uno dei leader di Ansar al-Sharia in Tunisia), Ben Yahia Mouldi Ber Rachid e Ben Ali Mohamed, tutti già condannati per terrorismo.
I condannati sono Faez Elkhaldey, detto “Mohsen”, palestinese di 50 anni, Ifauoi Nour, detto “Moungi”, tunisino di 35 anni, Khairredine Romdhane Ben Chedli, tunisino di 33 anni, Chamari Hamdi, 24enne nato in Sicilia.
Hamdi, tunisino ma nato a Castelvetrano, in Sicilia e residente a Campobello di Mazara, era stato bloccato nel corso di un controllo a bordo di una nave Grimaldi proveniente da Tunisi e approdata al porto di Palermo; l’uomo aveva fornito false generalità alla compagnia navale.
E’ plausibile ma tutt’ora da verificare che il gruppo mantenesse legami anche con altri esponenti di Ansar al-Sharia tra cui Anis Chaieb, leader del gruppo jihadista Ansar al Sharia a Mahdia, sulla costa orientale del paese, arrestato a luglio dalle forze di sicurezza tunisine.